Tic Tac Agenzia delle Entrate: il tuo datore deve farlo entro il 16 | Ti arriva la cartella grossa come una casa
La scadenza è imminente ma non c’è nulla da ridere purtroppo. Per evitare il peggio, sollecita così il tuo capo: io ho fatto così.
Nonostante manchino ancora diversi giorni al Santo Natale, tanti sono gli italiani che si preoccupano di sistemare tutte le spese arretrate prima della fine dell’anno.
C’è chi lo fa con largo anticipo e chi, invece, accumula e poi procede ad una vera scrematura approfittando anche della tredicesima del mese di dicembre.
In questo periodo dell’anno, infatti, mettere da parte un gruzzoletto per fare il regalo anche all’amico di cui avevamo dimenticato durante il Black Friday, è ormai una consuetudine più frequente del previsto.
Pertanto, in virtù dello stipendio da incassare, con la tredicesima nominata poc’anzi, i lavoratori sperano vivamente che i datori di lavoro non dimentichino la data del 16. Perché è così importante? Scopriamolo subito.
L’Agenzia delle Entrate non guarda in faccia a nessuno: la scadenza vale per tutti
Le scadenze, in qualsivoglia contesto lavorativo, vanno sempre e comunque rispettate sia dal datore di lavoro che da chi occupa una determina posizione lavorativa nel contesto in essere. Certo è che possono esserci dei ritardi, talvolta giustificati, ma in questo caso sembra che l’Agenzia delle Entrate non senta ragioni.
Dinanzi, quindi, a quella che sembra essere la chiusura ad un eventuale ritardo per giusta causa, è il caso di fare chiarezze e di capire il motivo per cui il datore di lavoro deve essere più preciso del previsto. I motivi sono pazzeschi: riguardano tutti o quasi.
Il datore di lavoro deve espletare tutto entro il 16: solo così si evita la cartella enorme
A fare chiarezza in questa faccenda ci ha pensato Money.it. Infatti, tra le varie scartoffie che rientrano nei compiti del datore di lavoro è il caso di menzionare il versamento dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione del TFR.
Non tutti sanno, però, che tale saldo va espletato entro e non oltre il 16 febbraio del 2025. In questo caso, però, deve essere utilizzato un codice tributo ben preciso che forse in molti ignorano. Si tratta dell’ormai famoso codice a quattro cifre: 1713. In ogni caso, sarebbe buon uso e costume rammentarlo al datore di lavoro onde evitare che la zavorra economica pesi direttamente sul dipendente di turno che colpe non ha. Se amici e parenti non ne sapevano nulla, parlarne eviterà parecchi danni futuri.