Una bella cornice di pubblico, attento e rapito dall’appassionato racconto della scrittrice e attivista italiana, ma di origine ivoriana e burkinabè, Talatou Clèmentine Pacmogda, ha colorato l’evento organizzato al Casinò Municipale di Ponte a Serraglio organizzato dall’associazione onlus “Partecipazione e Sviluppo”, nell’ambito della settimana dedicato alle realtà del volontariato di Bagni di Lucca.
La scrittrice presentava il suo, nuovo, libro autobiografico “Bosnewende”: un incontro, ben diretto dal giornalista Andrea Cosimini, addetto stampa dell’associazione, molto diverso dalle consuete presentazioni di volumi, spesso troppo autoreferenziali e didattiche, ma trasformato da subito in un racconto di vita, un dialogo di emozioni ed esperienze, come nel salotto di casa.
Solo applausi. Forse conditi persino da qualche lacrima furtiva. L’Associazione Onlus Partecipazione e Sviluppo, promotrice dell’evento, può dirsi orgogliosa dello spazio concesso a questa donna-simbolo della lotta per l’esistenza.
Ai saluti del primo cittadino di Bagni di Lucca, Paolo Michelini, e dell’assessore al sociale, Maria Barsellotti, si sono uniti quelli del presidente della onlus con sede a Fornoli, Alessandro Ghionzoli, il quale ha brevemente presentato le attività che l’associazione sta portando avanti a livello locale (e non solo) ed elencato i valori umani e solidaristici che contraddistinguono il lavoro quotidiano degli operatori.
Tra gli ospiti il presidente della Pro Loco di Bagni di Lucca Valerio Ceccarelli, l’assessore del comune di Castelnuovo Niccolò Roni e Carlos Bartolomei, volto molto noto in Valle del Serchio per l’impegno nel mondo dell’associazionismo e dell’accoglienza, che ha poi voluto raccontare l’esperienza del progetto “United Colours”.
Un breve video-tributo dedicato al Burkina Faso – paese di origine dell’autrice, nata in Costa D’Avorio da genitori burkinabè, ma cresciuta e laureata nel cosiddetto “paese delle persone integre” – ha aperto il confronto. Incalzata dalle domande del giornalista Andrea Cosimini, Clèmentine ha rivissuto il suo travagliato cammino – segnato da stenti e difficoltà - che dall’Africa l’ha portata in Italia grazie ad una borsa di studio universitaria per la Scuola Normale di Pisa.
“Dobbiamo pensare l’immigrazione come una risorsa, non come un problema – ha dichiarato Clèmentine -. Oggi vivo con orgoglio la mia cittadinanza italiana, perché so quanto mi è costato ottenerla. Credo che non solo i migranti abbiano da imparare dagli italiani, ma pure questi ultimi da loro. Il confronto tra culture diverse arricchisce le parti dialoganti”.
Accompagnata dall’irresistibile figlia Eufrasia e dal marito Dario, stimato medico, la scrittrice ivoriana si è detta colpita dall’ospitalità della comunità termale alla quale ha promesso di ritornare. Tra abbracci, foto e autografi, Clèmentine si è congedata dal pubblico con la conferma che il bene vince sul male. Sempre.