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Scritto da aldo grandi
Ce n'è anche per Cecco a cena
19 Febbraio 2022

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Siamo sempre stati, fondamentalmente, un Paese segna dignità, ma, in un modo o nell'altro, conservavamo ancora un briciolo di indipendenza. Oggi, ormai, non c'è più nemmeno quella mentre, per la dignità, quest'ultima è scomparsa da un pezzo e non tornerà mai più. Non bastava il Covid per angosciare le esistenze già deturpate da due anni di ansia costante, adesso ci si mette anche la minaccia di un conflitto mondiale scatenato sulle problematiche dell'Ucraina. Peccato che se dovesse scoppiare un conflitto tra la Russia e la Nato, noi ci saremmo immersi fino alla cintura e ben oltre. Tutto ciò perché facciamo parte della Nato, l'organizzazione creata di sana pianta per fronteggiare l'espansionismo sovietico a ovest. Secondo voi perché dovremmo combattere e, magari, anche morire per l'Ucraina? Non ne vediamo il motivo anche perché gli unici a volerlo intravedere ad ogni costo sono gli americani ai quali un conflitto in Ucraina e alle porte della Russia pare poter essere una manna dal cielo. viste le continue provocazioni verbali del suo presidente. Ora, a parte il fatto che non riusciamo a comprendere l'utilità della Nato dopo che il Blocco di Varsavia è crollato e scomparso e dopo che la Russia è diventata l'ombra di ciò che era, nemmeno comprendiamo per quale motivo l'Italia dovrebbe essere pronta a combattere una guerra del genere.

Da che cosa siamo sostanzialmente minacciati? Forse che la Russia sta dimostrando nei nostri confronti atti ostili? no, nemmeno per sogno. Non solo. I russi amano l'Italia e lo hanno dimostrato più volte. E allora perché noi dovremmo essere pronti a ucciderli? Solo perché facciamo parte di un carrozzone militare senza senso a guida americana che deve mantenere decine di migliaia di parassiti in divisa che altro non aspettano se non di mettersi qualche medaglia sul petto avvizzito?

Ci raccontano che la Russia sta mirando a espandersi a Ovest. Cos'è uno scherzo? Ci dicono che Putin non accetta che la Nato arrivi ai suoi confini. E che cosa ci sarebbe di male in questo? La Nato, checché ne dica mummia Biden, è sempre stata in funzione antisovietica prima e antirussa dopo. Cosa farebbe l'America al posto della Russia quando per molto, ma molto meno ha scatenato conflitti, provocato stragi e rovesciato governi in mezzo mondo? Putin dal suo punto di vista ha ragione: la Nato non può stargli alle costole appiccicata come un'ostrica allo scoglio. Putin non sta simpatico al Pensiero Unico Dominante perché è considerato un sovranista, un dittatore, un pericolo per la pace nel mondo. In realtà Putin non piace perché è molto, ma molto diverso dai politicanti da strapazzo dell'Occidente, senza spina dorsale e sostanzialmente invertebrati. Che poi sia un dittatore, probabile, ma, a nostro avviso e di questi tempi, cencio dice a straccio.

L'Italia è, come al solito, un servo sciocco che non sa prendere una posizione autonoma e dipende, in tutto e per tutto, dagli Stati Uniti. Roba da vergognarsi se i nostri governanti avessero ancora un briciolo di dignità, ma quale dignità può avere chi è capace di misurare il mondo e gli esseri umani solo in base al denaro?

Ma non c'è solo l'Ucraina a dimostrare che, ormai, siamo peggio di quello che sostenne il cancelliere Metternich al congresso di Vienna: un'espressione geografica. Entro breve tempo il nostro principale orgoglio, il turismo, perderà la sua indipendenza a beneficio di capitali stranieri pronti ad azzannare le nostre concessioni balneari da decenni, spesso, di proprietà di famiglie che hanno fatto di una passione una vera e propria bandiera nazionale. Con la Bolkestein l'Unione Europea, questo cancro devastante e dalle sembianze agrodolci, ha decretato la fine di un'epoca e la distruzione di un intero comparto che per l'Italia è vitale e congenito. Il nostro Paese, ormai senza più alcuna autonomia, cede di fronte alle direttive di un organismo sovranazionale che presto arriverà a scegliere per noi giungendo, infine, alla cancellazione - come è già avvenuto - di ogni traccia di identità nazionale a beneficio di una Europa unita, a parole, in realtà una sorta di massa informe e meticcia da cima a fondo. Ben presto distruggeranno gli inni nazionali così come hanno fatto con le monete, poi passeranno, piano piano, a tutto il resto, fino a cercare di ottenere una specie di menu valido per tutte le stagioni e a tutte le latitudini con le masse ignoranti e povere mantenute nella loro fossa e le élites che, al contrario, avranno i privilegi.

Non ci sono politicanti anche qui in Versilia che si dicono pronti a fare le barricate pur di respingere la direttiva Bolkestein e ancora una volta i gestori degli stabilimenti balneari si troveranno da soli a dover fronteggiare uno tsunami che segnerà l'ennesimo passo indietro e l'ennesima rinuncia alle proprie origini e alla propria identità. Ormai siamo un Paese in svendita, non contiamo più niente e tutto questo per il semplice motivo che non abbiamo una classe dirigente ma solamente digerente, che mangia, mangia, mangia e dopo aver ingoiato e digerito quel che ha mangiato, è sempre pronta a rimangiare ancora.

Così, oggi dovremmo fare la guerra per difendere l'Ucraina che è cosa ben diversa da Danzica come, invece, sostengono gli storico di accatto foraggiati dai loro padroni. Così come Putin è ben diverso da Hitler nonostante ci vogliano far credere il contrario e spendano milioni di dollari per finanziare centri di studi (sic) o riviste di accatto e pseudo specializzate affinché diffondano la favola dell'orso russo pronto a sbranare i bambini del nostro occidente innocente.

Peccato che mentre tutti si dicono pronti a scendere in campo per l'Ucraina, nessuno muove un dito per fronteggiare la Cina, ma questo è abbastanza chiaro. Il gigante dagli occhi a mandorla non è la Russia di Putin, ma molto, molto di più. 

Noi, comunque, di combattere per l'Ucraina non ci pensiamo nemmeno, così come non pensiamo neanche a combattere contro la Russia per qualsiasi altra ragione. Fuori la nato dall'Italia, fuori l'Italia dalla Nato. Questa frase la sentivamo spesso durante gli anni Settanta e anche Ottanta, ma mai come oggi ci rendiamo conto della sua necessità. A patto, però, che l'Italia esca anche dall'Unione Europea: la libertà non ha prezzo mentre noi, ormai, non abbiamo più nemmeno quello.

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