Non sappiamo dirvi con certezza quante persone hanno deciso di seguire l’ultimo viaggio di Andrea Bertucci. Non ce n’è bisogno, e di certo non è sicuramente la cosa più importante.
Quel che ha valore, ciò che ha dignità di esser detto, è che gli affetti, gli amici, i semplici conoscenti, e persino le istituzioni locali e non, hanno creato un nugolo di gente che rendeva difficoltoso persino vedere il cimitero dalla strada.
Una trafila di individui, tutti diversi tra di loro, eppure assieme, un unicum, per salutare per l’ultima volta l’uomo che ha insegnato al mondo, e in primis ai garfagnini, che la Garfagnana è forse qualcosa di più di un paesaggio mozzafiato, ma arte, cultura, cucina e saperi secolari.
È stata dopotutto una cerimonia semplice, guidata da Don Giancarlo Biagioni che non si è tirato indietro nell’elogiare Andreone, un uomo buono e amato da tutti oltre che una figura di riferimento per la gastronomia locale.
Prima è stato dignitoso silenzio, poi cordoglio, e infine un ultimo amaro saluto al suo cospetto: eppure c’era qualcosa nell’aria. Tutti, conoscenti e non, hanno iniziato a ricordarlo, a sciorinare aneddoti, storie, dolci ricordi: chi con le lacrime, chi col sorriso, e chi persino con entrambi. Non faceva differenza, era come se fosse sempre lì, e sicuramente, il ricordo difficilmente scivolerà via in una tiepida serata di fine settembre.