È difficile rendersi conto della profondità e della vastità che caratterizza la storia umana in Garfagnana. Un percorso lunghissimo, con i possibili primi insediamenti di Homo Sapiens e Neanderthal risalenti fino a 40 mila anni fa. Un lasso di tempo spropositato, che ha visto nascere e fiorire un incalcolabile numero di insediamenti e culture racchiusi tra le Alpi Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano. Partendo da un presupposto di questo tipo, sarebbe facile, o quantomeno appropriato, immaginarsi una valle che sa godere e sfruttare – senza però distruggere – il suo incredibile patrimonio storico-culturale, ma la realtà, ahinoi, è quantomai diversa. “Intrappolata” in un sonnacchioso ed eterno presente, la Garfagnana non è ancora riuscita a valorizzare e dare forza alle proprie radici, tenendo nascosti ai visitatori – e agli stessi abitanti della valle – siti e luoghi che, quantomeno nell’ambito scientifico, hanno rilevanza internazionale.
Menomale che in questo marasma di indifferenza – nella maggior parte dei casi inconsapevole – è ancora possibile trovare qualche “veterano” ancora in grado, e con la voglia, di raccontare la Garfagnana e i suoi tesori nascosti. Seguendo questa descrizione, non si può di certo non citare l’ex dirigente scolastico Oscar Guidi, che da oltre quarant’anni è impegnato sul territorio in attività di ricerca legate all’archeologia preistorica e all’antropologia culturale.
Numerose le sue pubblicazioni, molte edite da Pacini Fazzi, con l’ultima, in ordine di tempo, dal titolo “Le grotte delle fate - Culti ancestrali nella Garfagnana antica”. Guidi e il suo volume, uscito nel 2022, sono stati ospiti dell’ultimo appuntamento aprilino dei “Giovedì al Museo”, per un evento che ha visto lo stesso ricercatore in presenza al Museo italiano dell’immaginario folklorico di Piazza al Serchio e con un seguito, specialmente online, che ha sfiorato le cinquanta presenze.
Ma di cosa parla “Le grotte delle fate”? Per chi ancora vive in Garfagnana o ne è originario, una formula di questo tipo non è di certo inusuale: sono parecchi gli anfratti montuosi che portano un nome di questo tipo, ma da cosa deriva questo toponimo così comune?
Forte di una ricerca sul campo durata decenni, e rafforzata dalla scoperta di numerosi siti archeologici – alcuni di essi risalenti fino a 12 mila anni fa – Guidi prova a districare l’enigma con un punto di vista quanto mai affascinante: le fate delle grotte garfagnine, infatti, sarebbero parecchio lontane da quelle a cui siamo abituati, rappresentando invece un elemento appartenente a una religiosità arcaica incentrata sul culto della morte e del destino.
I reperti scoperti in valle negli ultimi anni sembrano dare ragione alle suggestioni dello scrittore, con oggetti, incisioni e persino resti umani che testimoniano l’esoterico legame tra gli antichi abitanti della Garfagnana, le pratiche funerarie, gli anfratti montuosi e il culto delle antiche divinità e degli antenati.
Con un intervento durato poco più di due ore, l’ospite dei “Giovedì” è riuscito a guidare gli spettatori in viaggio lungo millenni senza mai muoversi da “casa”, aprendo le porte di “dimore”, antiche e misteriose in cui, nella penombra, gli uomini del passato si interrogavano, forse, sul tempo e sull’inevitabilità della vita.