Crisi agricola lucchese, terreni incolti: Cia Toscana Nord e la cooperativa L’Unitaria chiedono l’intervento della Regione Toscana

Grano tagliato

Campo di grano al sole - lagazzettadelserchio.it - Fonte: StockAdobe

Il 70% dei terreni risulta non coltivato, a causa dell’abbandono dei campi da parte degli agricoltori per mancato rientro dalle spese.

L’agricoltura lucchese è sull’orlo del collasso. L’abbandono progressivo dei terreni, la forbice sempre più ampia tra costi e ricavi, e la pressione di fattori esterni come i cambiamenti climatici e la fauna selvatica stanno rendendo insostenibile la vita degli agricoltori.

A denunciarlo sono la Cia Toscana Nord e la cooperativa L’Unitaria, che chiedono un intervento urgente della Regione Toscana. Il quadro è grave: oltre il 70% dei terreni risulta oggi non coltivato.

I motivi sono strutturali. I costi dei mezzi tecnici, dell’energia e della manodopera aumentano costantemente, mentre i prezzi di vendita dei prodotti agricoli continuano ad essere compressi da una concorrenza internazionale spietata e da logiche di mercato che premiano la quantità a scapito della qualità.

L’Italia paga il paradosso di produrre eccellenze vendute sottocosto. A peggiorare la situazione c’è la speculazione finanziaria sul cibo. I cereali, come altre materie prime, vengono trattati nei mercati globali come semplici strumenti finanziari. Le loro quotazioni non seguono più il ciclo naturale della produzione o il fabbisogno reale, ma le fluttuazioni dei derivati, dei future, delle scommesse in borsa.

L’impatto economico dell’abbandono dei campi

Il cibo, bene primario per la sopravvivenza, è diventato ostaggio della rendita. La crisi riguarda soprattutto il comparto cerealicolo, ma gli effetti sono trasversali.

L’abbandono dei campi colpisce il paesaggio, l’economia e persino l’immagine turistica del territorio. Campi incolti, fieno non tagliato, degrado visibile: sono il sintomo di un sistema che non regge più. Un ulteriore elemento critico è rappresentato dalla crescente invasione di specie infestanti come i piccioni urbani e le minilepri, che compromettono i raccolti già nelle fasi iniziali.

Campi agricoli
Campi coltivati visti dall’alto – lagazzettadelserchio.it – Fonte: StockAdobe

Maggiore centralità alla terra e al lavoro agricolo

Secondo gli agricoltori, la proliferazione di questi animali sta raggiungendo livelli allarmanti, vanificando ogni tentativo di coltivazione.

Cia Toscana Nord propone due linee di intervento: vietare la speculazione finanziaria sul cibo e avviare un piano di contenimento delle specie dannose. Ma soprattutto chiede alla politica di cambiare paradigma, restituendo centralità alla terra, al lavoro agricolo e alla sicurezza alimentare in un’epoca segnata dall’instabilità climatica e dal dominio della finanza.