Si respira un’aria di pace quassù. Pace e serenità. È lontano il frastuono della secolare fiera che anima, come ogni ultima domenica di maggio, le strade del paese di Gallicano. Dall’eremo, quelle voci così scomposte, sono poco più che un brusio che si disperde nell’etere.
Calomini, frazione del comune di Fabbriche di Vergemoli. È festa anche quassù, nel bianco santuario incastonato nell’imponente grotta rocciosa. Una festa diversa, certo. Senza folla, brusio o bancarelle. Senza roulotte o venditori ambulanti. Tanti camminatori, quelli sì. Molti con zaino in spalla: escursionisti, amanti della natura, pellegrini religiosi. Il clima è certo quello di un evento atteso da tanto, forse troppo tempo: la prima messa officiata dall’arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, alla presenza del monaco a cui si deve la riapertura del santuario di Sancta Maria ad Martyres.
Fratel Benedetto: questo il nome scelto dall’eremita cistercense Alessandro Doni. Originario di Pontedera, dall’accento inconfondibile, questo simpatico e socievole monaco - dottore in teologia dogmatica – proviene dall’Eremo San Martino di Agliati nel comune di Palaia in provincia di Pisa.
È il monaco perfetto per questo luogo - di culto sì, ma anche turistico. “Mi ritengo un eremita relazionale – afferma con il sorriso -. Per nove mesi ho soggiornato nella comunità locale per prendere le misure con l’ambiente circostante. Con il sindaco abbiamo preso un caffè, chiarendo fin da subito gli intenti. Trovo questo contesto ideale per la mia figura: un luogo sacro, ma anche pubblico dove fedeli e pellegrini devoti possono trovare un comune centro spirituale e di preghiera”.
La celebrazione eucaristica ha visto la presenza, oltre che dell’arcivescovo e del monaco, anche del parroco di Borgo a Mozzano – nonché correttore della Misericordia di Borgo a Mozzano (rappresentata, per l’occasione, con mezzi e volontari) – don Francesco Maccari, del cappellano dell’ospedale “San Francesco” di Barga don Simone Benelli (pure lui pisano di origine) e dell’eremita di Capraia, di San Pellegrino in Alpe e Sillico don Fulvio Calloni.
La figura del nuovo monaco dell’Eremo di Calomini è stata ben inquadrata dall’arcivescovo Giulietti: “Essere cristiani da soli non esiste – spiega -. La chiesa deve essere fedele alla sua vocazione che è quella di “assemblea”. Per cui, anche l’eremita deve esercitare la sua professione di fede in comunione con gli altri”. E a proposito della riapertura dell’Eremo: “Questo luogo deve tornare ad essere un centro spirituale e pastorale - sostiene l’arcivescovo -. Dobbiamo infatti ripensare il futuro della chiesa nei luoghi di montagna. Scordiamoci le chiese in ogni paese. Dovremo andare tutti assieme alla ricerca di questi luoghi di preghiera e passare in essi alcuni periodi a seconda delle proposte religiose offerte”.
Presenti in prima linea il sindaco di Fabbriche di Vergemoli Michele Giannini e i membri della giunta comunale, più i rappresentanti della sezione Val di Turrite della Misericordia. Un servizio navetta, dal bivio per l’Eremo, ha agevolato i fedeli nella salita – e poi nella discesa –per e dal santuario. Alla fine della festa, pure un lauto buffet - a base di squisite torte dolci e salate - messo a disposizione dalle donne del paese.
Tornando a casa, reimmergendoci forzatamente nel trambusto quotidiano, viene naturale riflettere sulle parole dello scrittore David Henry Thoreau: “L’uomo pensoso se ne va come un eremita per le vie del mercato”. Forse potremmo tutti fare esperienza di eremitaggio, se solo ci fermassimo un momento a pensare. E pregare, perché no.
Fratel Benedetto inaugura il nuovo corso dell’Eremo di Calomini: “Sarò un eremita relazionale”
Scritto da andrea cosimini
fabbriche di vergemoli
28 Maggio 2023
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